La minaccia di morte rivolta dal dipendente al superiore gerarchico costituisce giusta causa di licenziamento.

Non rileva, in senso contrario, il fatto che la minaccia sia stata pronunciata in modo generico.

Infatti, la minaccia di morte è grave in sé ed è – in sé – idonea ad incutere timore nel soggetto passivo, nonché a determinare, in lui, un turbamento psichico.

Inoltre, se profferita in contesto lavorativo, essa è destabilizzante per il clima dell’attività aziendale ed integra violazione degli obblighi di collaborazione, fedeltà e subordinazione.

Per questi motivi – salvo il caso in cui la minaccia sia stata espressa joci causa o se fosse “giustificabile” nella situazione concreta – è legittimo il provvedimento di licenziamento inflitto al dipendente che se ne sia reso autore.

Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con sentenza n. 31155/2018 pubblicata il 4/12/2018.